Pagine

mercoledì 26 settembre 2012

MINIMAL e Genius - NEAPOLITAN HIPSTER

MINIMAL - book F/W 2012/13
All'ordine del giorno:
MINIMAL e genius.
Ho sentito l'impellente necessità di discuterne parallelamente. Perché, ne vogliamo parlare?
Due brand made in Napoli che vanno in una determinata direzione: capi innovativi, low luxury,  stile chic e cheap. Qualcosa non convince. Dove stiamo sbagliando? Citando minimalproject.it : "… Si riferisce ad un target medio giovane e alla fascia di prezzo medio alta nel segmento dello streetwear" Insomma, incongruenza, portami via. Vi spiego la disequazione.

 Target medio giovane" ≠ Fascia di prezzo medio alta ≠ Streetwear 

Se pensiamo ad un medio-giovane ci viene in mente un ragazzo/a che studia o lavora ma che in questo periodo storico si spacca la schiena per mettere da parte qualche soldo ( ≠ "fascia di prezzo medio alta").
Se poi guardiamo ai tentativi di rivolgersi ad una sottocultura che sono le proposte di Minimal e genius con l'occhio di uno squattrinato abbiamo già archiviato il caso sotto la voce "hipster". Tanto vale che i seri cheap-fashionistas continuino a comprare nei sempre più amalgamati Pull&Bear, H&M, tizio&caio. E magari inizino a farsi meno scrupoli se la maglietta è cheap monday o l'hanno tinta di nero nella lavatrice e allargato il collo con una forbice. Sarò grullo io ma non ci vedo niente di innovativo.
Il detto dice "chi disprezza vuol comprare". Si, vorrei comprare but i have no money.
Lunga vita a questi nuovi sciccosi brand.
Fin.

mercoledì 12 settembre 2012

Berlino Lampo - pubblicato su FUME' luglio 2012

Il punto è: quando la ritrovi la possibilità di sentire la performance di 6 ore continuative nientemeno che di Jeff Mills, pioniere della musica elettronica!? Pensavo con rimorso ai Bologna violenta suonare a Napoli, mentre io candidamente valicavo l’Europa. Pochissimi momenti di lucidità scambiati con la receptionist mi riportavano alla realtà, quando in quei giorni alienati fuggivo ogni contatto con il provincialismo da paesello appenninico che tutto, dietro di loro, avevano portato i miei compagni di viaggio, bramoso di relazionarmi con indigeni o presunti tali. Ricordi (Alte National Galerie e Pergamon Museum a parte): festeggiato il giorno di san Patrizio in un pub irlandese, appiccato fuoco ai capelli di Marcello, preso una sigaretta col tipo alla caffetteria del Tresor e attaccato discorso per un duo musicale al mio amico, con una ragazza ebraica in Oranienstrasse. Risultati: una brutta ubriacatura, il fondo di un Bloody Mary in faccia da una ragazza all’Alte Kantine e un dolore intercostale per un brutto gancio alla porta della camera. Poche, le foto a testimoniare. Se non fosse per i souvenir, le brochure e qualche portachiavi-cavatappi pescato dal fondo della valigia, potrei a ragione dire di non esserci mai stato o, in ultima analisi, di aver vissuto un sogno nelle sette ore di sonno successive ad un volo allucinato.
LorenzoBuongiovanni
pubblicato su "Fumè" del luglio 2012
http://fumefactory.blogspot.it/
I was about to write about … a Hot chip and its one life stand

lunedì 10 settembre 2012

Articolazioni geniali. "UNA RICETTA SCIENTIFICA PER ESSERE CREATIVI: SPEGNERE IL CERVELLO" da Il venerdì di Repubblica del 16 Marzo 2012 - di Giuliano Aluffi



Potete leggere l'articolo dalle scans cliccando sulle immagini per ingrandire o in trasposizione digitale dal testo subito dopo.


UNA RICETTA SCIENTIFICA PER ESSERE CREATIVI: SPEGNERE IL CERVELLO
LA MENTE È CONSERVATRICE E, DI FRONTE A IDEE NUOVE, PRODUCE ORMONI DILLO STRESS, SE VOGLIAMO INVENTARE, DOBBIAMO PERCIO FAR TACERE LA SUA PARTE DEPUTATA ALL' AUTOCONTROLLO, COME FANN0 I JAZZISTI

La creatività è merce sempre più rara: lo sostiene la psicologa Kyung Hee Kim del William & Mary College di Williamsburg (Virginia) nel suo studio La crisi della creatività: il calo dei punteggi nei test di Torrance sul pensiero creativo. Analizzando i punteggi ottenuti in 30mila test dagli anni cinquanta a oggi, la Kim ha trovato che la creatività è in caduta libera almeno da venti anni. E il fenomeno avrebbe anche una spiegazione semplice: secondo le neuroscienze, infatti, essere inventivi non è un divertimento ma piuttosto una realtà rivoluzionaria e sgradevole. Il pensiero libero è provocatorio e pericoloso: a essere creativi perciò si fa una gran fatica. Lo sostiene, con un gran numero di esempi e una scrittura assai brillante Alf Rehn, docente di innovazione al Royal Institute of Technology di Stoccolma e autore di Dangerous Ideas (Franco Angeli). <<La creatività è sofferenza, richiede di mettersi in discussione, di buttarsi tutto alle spalle e sfidare il buon senso.>> dice. E racconta: <<La Pure Digital Technologies lanciò una videocamerà seguendo una strada disprezzata dai colossi  del mercato ma che si rivelò geniale: lanciare un prodotto dichiaratamente peggiore di tutti gli altri>>. Proprio perché tutti inseguivano l'eccellenza, i vecchi metodi di cattura videodigitale erano diventati sempre più economici. <<La Pure Digital ideò così uno spartano involucro di plastica, con un tasto play e poco altro. E tanta semplicità d'uso. A cinque anni l'azienda ha venduto 1,5 milioni di queste videocamere, le Flip Video,
diventando il numero uno del settore, con una crescita del 50 mila per cento>> ricorda Rehn. Come mai le aziende concorrenti furono prese in contropiede? <<Perché viziate dall'abitudine. Il fatto è che il cervello è pigro e può diventare il peggior censore delle idee creative.>> continua Rehn. <<È un organo che ama gli schemi e le ripetizioni, e odia e scoraggia la novità. Fintanto che lo nutriamo di idee che può facilmente incasellare nei suoi schemi, ci gratifica con dosi di dopamina che ci fanno stare
bene. Quando invece pensiamo a cose provocatorie e innovative, il rubinetto della dopaminasi chiude e aumenta la produzione di ormoni dello stress: il cervello vuole farci capire che, quando siamo creativi, non è contento di noi. E ci fa soffrire>>. Come difendersi? I professionisti del jazz e del cabaret lo fanno d'istinto: quando improvvisano mettono a riposo la corteccia prefrontale dorsolaterale, associata all'autocontrollo. La ricetta per essere creativi, quindi, è semplice e sovversiva al tempo stesso: spegnere il cervello. O almeno la sua parte più bacchettona. <<I1 modo migliore per diventare più creativi è riflettere soprattutto sulle cose che tendiamo a disapprovare. La prossima volta che bolli un'idea come sgradevole, fermati e domandati: cosa stai cercando di proteggere? Cosa vuoi evitare di imparare? Avvertire disgusto per un'idea è il primo segnale che abbiamo raggiunto i limiti imposti dal nostro cervello. Oltre quella palizzata c'è la creatività>>.
GiulianoAluffi